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Sara Pedri, vittima di mobbing, scomparsa nel nulla da due anni

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 08/01/2024

Leggi e sentenzeProfessione e lavoro

 

Nel mondo frenetico dell'assistenza sanitaria, il benessere dei nostri professionisti è fondamentale per garantire la migliore cura ai pazienti. Purtroppo, il mobbing, o bullismo sul luogo di lavoro, è un problema che colpisce in modo significativo il personale sanitario.

Da oggi nasce una  nuova rubrica con l'obiettivo di affrontare apertamente questa sfida critica, offrendo risorse, informazioni e supporto a coloro che potrebbero essere coinvolti.

In  "Affrontare il Mobbing Sanitario,"esploreremo ogni aspetto di questo problema, dal riconoscimento dei segnali precoci all'adozione di misure preventive e alle procedure di denuncia. Inoltre, condivideremo storie di successo e consigli pratici per aiutare i professionisti sanitari a superare le sfide legate al mobbing.

Da oltre due anni, il nome di Sara Pedri, una giovane ginecologa di 31 anni presso l'Ospedale Santa Chiara di Trento, è avvolto in un doloroso silenzio. Quel 4 marzo 2021, la sua scomparsa ha gettato un'ombra oscura, svelando un dramma personale causato da un contesto lavorativo insostenibile.

Sara Pedri, ginecologa,  aveva iniziato a lavorare al reparto di Ginecologia e Ostetricia dell’ospedale Santa Chiara di Trento a metà novembre 2020, dopo aver conseguito la specializzazione a Catanzaro. In origine, era previsto che la giovane dottoressa entrasse in servizio a Cles, dove infatti si era stabilita, ma poi il reparto era stato riconvertito a causa del Covid.

La permanenza al Santa Chiara, per Sara,  è stata un incubo. Sofferente, dimagrita, terrorizzata, aveva consegnato le dimissioni, quando il 4 marzo scomparve nel nulla. Di lei rimane la sua auto ritrovata lungo un ponte e le testimonianze di chi la conosceva. Dagli appunti ritrovati in casa, dai messaggi inviati su WhatsApp e dalle parole affidate ai familiari, al compagno e agli amici, emerge un dolore estremo che, nella sua mente, era diventato intollerabile, insopportabile, inaccettabile che, confermato dalla  perizia psicologica condotta dalla dottoressa Gabriella Marano e depositata dall’avvocato della famiglia Pedri, dove di legge:  «lascia presagire, con tasso di probabilità purtroppo prossimo alla certezza, che Sara Pedri si sia tolta la vita».

La perizia inoltre rivela una verità sconcertante: Sara Pedri è stata vittima di "quick mobbing", una forma di molestie sistematiche che hanno violato la sua dignità di donna e professionista, inducendo un disturbo post traumatico da stress con sintomi gravi.

Dopo la sua scomparsa, le indagini iniziali non collegarono il caso a problemi lavorativi, ma la Procura di Trento ha poi aperto un fascicolo a giugno 2021. L'intervento del Ministro della Salute, Roberto Speranza, ha portato ispettori ministeriali al reparto di ginecologia, seguito dalle dimissioni del direttore dell'azienda sanitaria. L'inchiesta ha portato alla luce maltrattamenti subiti da 14 persone, tra cui infermieri e medici.

L’ex primario Saverio Tateo fu rimosso e successivamente licenziato nel novembre 2021, con l'accusa di maltrattamenti e abuso di mezzi di correzione. Tuttavia, la sentenza del tribunale di Trento ha dichiarato illegittimo il licenziamento di Tateo, reintegrandolo nel suo ruolo precedente.

Questa decisione, che chiude la vicenda almeno in primo grado, riaccende la rabbia e la sofferenza della famiglia Pedri. La speranza di giustizia per Sara sembra ancora lontana, lasciando in bocca l'amaro gusto di un sistema che sembra non aver affrontato adeguatamente la gravità delle accuse e il dolore inflitto a una professionista brillante. La speranza che Sara possa tornare resta appesa a un filo, nell'attesa di un'indagine più approfondita e giusta.

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