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Aumento rischio diabete per chi lavora di notte. Ma c’è un trucco per prevenirlo

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 05/02/2024 vai ai commenti

FormazioneProfessione e lavoro

Gentili lettori,

Siamo lieti di presentarvi "InfermiereNotturno", la vostra risorsa professionale nella sezione formazione, dedicata alla pratica infermieristica notturna. Questa rubrica, che sarà disponibile ogni lunedì, mercoledì e venerdì, fornirà approfondimenti specializzati su aspetti chiave della vostra professione.

 

Il diabete

Le persone che lavorano di notte corrono il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2. A rivelarlo sono diversi studi, di cui il più recente in ordine di tempo pubblicato sulla rivista Occupational & Environmental Medicine. Il meccanismo che determina l’aumento del rischio di insorgenza della patologia è sempre lo stesso: la desincronizzazione del ritmo circadiano.

Dallo studio è emerso che la tendenza a sviluppare il diabete è maggiore nei maschi (37%). Il rischio è collegato ai livelli di testosterone: durante il giorno i suoi livelli seguono il normale ritmo circadiano mentre per chi lavora di notte si osserva una tipica frammentazione sonno-veglia che comporta una riduzione dei livelli di testosterone che potrebbe portare alla comparsa di insulino-resistenza e, se trascurata al diabete.

Altre ricerche precedenti hanno dimostrato anche una tendenza ad un maggior appetito e all’aumento di peso nelle persone che lavorano di notte; spesso sono presenti anche livelli più alti di colesterolo e di pressione arteriosa, entrambi fattori di rischio per il diabete.

Non solo il turno notturno interferisce sulla glicemia, ma anche la direzione del turno, ovvero turni in anticipo di fase predispongono all’insorgenza dell’iperglicemia molto di più dei turni in ritardo di fase.

Anticipo di fase: pomeriggio-mattino, notte, smonto, riposo

Ritardo di fase: mattino-pomeriggio, notte, smonto, riposo

Un metodo per scongiurare il rischio di sviluppare il diabete è quello di non mangiare di notte. A suggerirlo è un studio promosso dai National Institutes of Health pubblicato su Science Advances: i pasti notturni fanno salire i livelli di glucosio aumentando il rischio di diabete, malattie cardiovascolari e obesità. 

La ricerca ha riguardato 19 persone giovani e in salute che per 14 giorni hanno simulato un lavoro notturno. I partecipanti sono stati divisi in due gruppi, un gruppo ha consumato i due pasti previsti dal programma durante il giorno, l’altro ha mangiato gli stessi alimenti nelle stesse quantità durante la notte. I ricercatori hanno poi analizzato gli effetti dei due regimi alimentari  sul metabolismo. Scoprendo che mangiare di notte faceva aumentare i livelli di glucosio, un fenomeno che non veniva osservato nelle persone che consumavano i loro pasti durante il giorno e iniziavano a lavorare la sera. In media nei lavoratori notturni che mangiavano durante il turno di lavoro si registrava un aumento del 6,4 per cento dei livelli di glucosio, mentre nei lavoratori notturni che mangiavano di giorno non si osservava alcuna variazione nella concentrazione dello zucchero nel sangue. 

Il trucco sarebbe non mandare in tilt il ritmo circadiano, il meccanismo che regola l’alternanza sonno-veglia e che ha un ruolo chiave nel funzionamento del metabolismo. L’orologio circadiano è abitudinario, lavora in maniera ideale quando viene rispettata la distinzione tra il giorno e la notte: di giorno si sta svegli e si mangia, di notte si dorme e si digiuna. Se si trasgredisce a questa regola, il metabolismo ne risente.  Basterebbe quindi mantenere l’abitudine di mangiare durante il giorno per compensare i problemi alla salute creati dai cambiamenti nel ritmo sonno-veglia. 

 

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