Gli infermieri di notte rischiano di sviluppare la sindrome metabolica
Gentili lettori,
Siamo lieti di presentarvi "InfermiereNotturno", la vostra risorsa professionale nella sezione formazione, dedicata alla pratica infermieristica notturna. Questa rubrica, che sarà disponibile ogni lunedì, mercoledì e venerdì, fornirà approfondimenti specializzati su aspetti chiave della vostra professione.
Con il termine “sindrome metabolica” non si fa riferimento a una singola patologia, ma a un insieme di fattori di rischio legati a condizioni che aumentano la possibilità di sviluppare patologie cerebro e cardiovascolari e diabete.
Le condizioni che predispongono allo sviluppo della sindrome metabolica sono diverse:
- Presenza di una quantità eccessiva di grasso corporeo, specie a livello addominale il cosiddetto grasso viscerale con variazione del rapporto peso altezza (cosiddetto Body mass index BMI) ma anche legato all’eccessiva circonferenza vita.
- Elevati valori di colesterolo LDL e trigliceridi nel sangue.
- Ipertensione arteriosa (valori pressori>140/90).
- Bassi livelli di colesterolo Hdl (il colesterolo cosiddetto “buono”).
- Resistenza all’insulina, un ormone che aiuta a regolare la quantità di zucchero presente nell’organismo a livello periferico nei cosiddetti organi bersaglio (fegato, muscolo, tessuto adiposo) con conseguente iperglicemia.
- Iperuricemia.
Obesità e livelli alti di colesterolo trigliceridi sono condizioni frequenti tra i turnisti: tra le cause principali l’inversione del ritmo circadiano di giorno-notte.
È stato condotto uno studio trasversale che ha riguardato 193 operatori sanitari turnisti (126 donne e 67 maschi ) e 221 operatori sanitari non turnisti (160 donne e 61 maschi). È stata valutata la prevalenza della sindrome metabolica utilizzando i criteri proposti dall’International Diabetes Federation del 2005. L’adiposità addominale è risultata significativamente maggiore nei turnisti rispetto ai non turnisti (test χ 2: p<0,05) sia tra i maschi (χ2: p<0,05) che tra le femmine (χ2: p<0,05). La sindrome metabolica colpisce con maggior frequenza i turnisti rispetto ai non turnisti (χ2: p<0,05). L’analisi condotta mediante regressione logistica multipla dopo aggiustamento dei fattori di confondimento quali il fumo, l’età, il consumo di alcool, l’attività fisica e la scolarizzazione, ha confermato la presenza di un rischio relativo maggiore tra i turnisti sia per la prevalenza di sindrome metabolica (OR 2,9 - 95% Cl 1,53-5,53) sia per l’eccesso di grasso addominale (OR 1,9 - 95% Cl 1,32-3,86).
Clock Genes e sindrome metabolica
Nel topo è stato evidenziato un oscillatore extra SCN in grado di coordinarsi sullo zeitgeber rappresentato dal ciclo fame/sazietà. Tale ciclo alimentare è attivato con un sistema di controllo a feed-back dagli ormoni leptina e grielina come anche da prodotti del metabolismo alimentare (glucosio, trigliceridi ecc.) e sembra in grado di coinvolgere e trascinare molti degli oscillatori periferici. Varianti genetiche del gene umano CLOCK sono associate ad un aumento dell’introito energetico mentre quelle di Per2 con l’iperglicemia a digiuno e quelle di NPAS2 all’ipertensione arteriosa. Ciò suggerisce l’ipotesi che la sindrome metabolica possa essere espressione della desincronizzazione operata dal lavoro a turni sui ritmi circadiani.
Bibliografia: Coperato A (2016) Lavoro a turni e notturno: valutazione dei rischio e sorveglianza sanitaria
Articoli precedenti
Ritmi Circadiani e Lavoro Notturno
Disturbi del sonno: la sindrome del turnista