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Aumentato rischio di tumore negli infermieri che lavorano di notte. Perché succede?

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 07/02/2024 vai ai commenti

FormazioneProfessione e lavoro

Gentili lettori,

Siamo lieti di presentarvi "InfermiereNotturno", la vostra risorsa professionale nella sezione formazione, dedicata alla pratica infermieristica notturna. Questa rubrica, che sarà disponibile ogni lunedì, mercoledì e venerdì, fornirà approfondimenti specializzati su aspetti chiave della vostra professione.

 

Il tumore legato ai turni notturni

Nel 1987 da Stevens RG avanzò l’ipotesi che l’aumento del rischio di sviluppare il cancro al seno nella società industrializzata fosse dovuto all’aumento dell’utilizzo della luce elettrica in attività notturne, suggerendo come responsabile l’azione soppressiva che la luce artificiale esercita nei confronti della secrezione di melatonina, con aumento dei livelli degli estrogeni responsabili dell’incremento del rischio di cancro al seno (melatonin hypothesis). L’idea di Stevens era suffragata dai risultati ottenuti sul modello animale; infatti topi esposti a livelli costanti di luce artificiale sviluppavano tumori della mammella.

Il lavoro notturno determina a carico dei lavoratori una esposizione a luce artificiale che inibisce la secrezione di melatonina in maniera dose-dipendente, con soglia tra i 200 e 400 Lux, mentre una soppressione totale la si ottiene per valori di Lux compresi tra 2000-2500. La ridotta secrezione di melatonina determina un aumento degli estrogeni ed immunosoppressione.

L’azione anticancerogena della melatonina nel tumore della mammella si esplica riducendo la sintesi locale degli estrogeni, inibendo l’asse ipotalamo-ipofisi-gonadi con conseguente decremento degli estrogeni circolanti ed infine interagendo direttamente sul recettore estrogenico ERα, neutralizzando così gli effetti dell’estradiolo sulla proliferazione ed invasività delle cellule tumorali mammarie; inoltre inibisce gli enzimi aromatasi che controllano la conversione degli androgeni in estrogeni. Recenti studi sottolineano come la melatonina sia in grado di svolgere la propria azione oncostatica inibendo la captazione degli acidi grassi (ac. linoleico in particolare) da parte della cellula tumorale, allo scopo di prevenire la formazione di ac.13-idrossioctadecadienoico, un composto ad elevata capacità mitogena. Infine esercita un’azione antimitotica, antiossidante ed antiangiogenica nei confronti delle cellule neoplastiche.

La melatonina esercita un’azione regolatrice sul sistema immunitario, essendo in grado di interagire con esso grazie alla presenza di recettori specifici sulle cellule linfocitarie; una riduzione della produzione di melatonina endogena ottenuta mediante pinealectomia o una depressione funzionale, come si verifica con la luce artificiale durante le ore notturne, determina immunodepressione con riduzione delle cellule NK, dei linfociti T citotossici, delle citochine proinfiammatorie IL-2 e IL-12, dell’interferone γ e del fattore di necrosi tissutale (TNF), tutte condizioni in grado di favorire lo sviluppo e la crescita di cloni cellulari neoplastici.

La melatonina, inoltre, svolge un’importante azione anche come antiossidante: i radicali liberi sono prodotti collaterali del metabolismo cellulare altamente instabili, caratterizzati da elettroni spaiati su un orbitale esterno, in grado di reagire rapidamente con qualunque molecola sottraendo un elettrone e producendo, in tal modo, danni reversibili od irreversibili a carico sia delle membrane cellulari e della loro componente lipoproteica sia a carico degli acidi nucleici. Pertanto si assiste o alla necrosi cellulare oppure al formarsi di cloni composti da cellule cancerogene.

 

Tumore e desincronizzazione dei ritmi circadiani

Il lavoro notturno comporta la perdita della normale sincronizzazione luce-attività/buio-riposo, creando una desincronizzazione dei ritmi biologici che avviene in modo disarmonico, facendo perdere quell’organizzazione gerarchica che mette in relazione l’orologio principale con gli orologi periferici, ospitati negli organi e tessuti mediante segnali umorali, endocrini e nervosi, determinando un’ablazione del nucleo sovrachiasmatico e la rapida crescita dei tumori.

 

Deprivazione del sonno e cancro

La deprivazione di sonno che colpisce in genere chi effettua lavoro notturno è la risultante della somma del sonno perso durante la notte + la scarsa efficacia del riposo diurno. Gli effetti negativi della perdita di sonno si manifestano con insonnia, ansia e depressione, irritabilità, ipertensione arteriosa, dispepsia, eccessiva sonnolenza durante gli orari di lavoro con minore capacitò di concentrazione ed aumento del rischio di errori ed infortuni. Inoltre la deprivazione del sonno, come tutti gli stress cronici, determina un anomalo funzionamento dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene -asse HPA, determinando direttamente interferenze immunitarie mediante la diminuzione delle cellule NK e dei linfociti citotossici, con evidenti implicazioni sull’efficacia del sistema di sorveglianza anti-tumorale. Inoltre l’incrementata sintesi di cortisolo comporta una ridotta risposta ai mitogeni ed inibizione dell’attività di fagocitosi da parte delle cellule citotossiche (linfociti T e cellule NK), come pure una ridotta capacità di produrre immunoglobuline da parte dei linfociti B; tali disfunzioni immunitarie potrebbero favorire lo sviluppo e la proliferazione di cloni cellulari tumorali.

 

La Francia riconosce lavoro notturno come fattore di rischio al seno

In una decisione senza precedenti in Francia, il lavoro notturno è stato ufficialmente riconosciuto come un fattore di rischio per il tumore al seno. La notizia, riportata da diverse testate francesi tra cui Le Monde, è stata resa pubblica dal conseil médical, l'organo deputato a pronunciarsi sul riconoscimento delle malattie professionali nella pubblica amministrazione. Questo riconoscimento è il risultato di una lunga battaglia legale portata avanti da un'ex infermiera che ha lavorato per oltre 28 anni presso l'Hôpital de Sarreguemines, nella Regione del Grand Est, svolgendo numerosi servizi notturni nei reparti di ginecologia e cardiologia.

La donna, che ora è in pensione, ha accumulato 873 servizi notturni nel corso della sua carriera, alternati a turni di mattina o pomeridiani fino all'età di 48 anni, quando è passata ai soli turni diurni. Poco dopo questa transizione, le è stato diagnosticato un tumore al seno. Dopo una lotta legale durata più di cinque anni condotta dalla CFDT – Mines de Moselle, uno dei più grandi sindacati francesi, il suo tumore è stato finalmente riconosciuto come una malattia professionale legata al lavoro notturno. La decisione potrebbe avere implicazioni giuridiche anche in Italia.

Bibliografia: Coperato A (2016) Lavoro a turni e notturno: valutazione dei rischio e sorveglianza sanitaria

 

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