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Il ‘vigile in mutande’ vince anche in Cassazione. Sarà risarcito con 230 mila euro lordi

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 23/07/2024 vai ai commenti

AttualitàCronache sanitarie

Un’immagine indelebile nella memoria collettiva è quella del vigile urbano che, in t-shirt e mutande, timbrava il cartellino marcatempo. Una scena che ha scatenato un’ondata di discussioni e polemiche, culminata in una sentenza della Cassazione che ha risarcito il lavoratore con 230 mila euro lordi. Questa storia è un esempio emblematico di come la giustizia possa restituire dignità e diritti, anche nelle situazioni più insolite.

 

La storia del vigile urbano

Il vigile urbano, responsabile dei controlli al mercato ortofrutticolo, era stato messo agli arresti domiciliari dopo essere stato ripreso dalla Guardia di Finanza mentre timbrava il cartellino in mutande o faceva compiere l’operazione alla figlia. Le immagini avevano fatto il giro dei media, sollevando un polverone mediatico.

Le dichiarazioni della famiglia

"Il nostro appartamento è proprio dentro il mercato, abbiamo la spiegazione per tutti gli episodi contestati", aveva spiegato la moglie del vigile all’epoca dell’esplosione del caso. Il vigile stesso aveva raccontato durante un interrogatorio: "Mi è capitato di smontare dal servizio, arrivare a casa e ricordarmi di non aver timbrato. Per evitare di rivestirmi sono andato a strisciare il badge in pigiama."

Il ricorso e la sentenza storica

Dopo il licenziamento, il vigile aveva presentato ricorso al giudice del lavoro e nel frattempo aveva aperto una bottega per la riparazione di elettrodomestici nel centro della città. L'assoluzione con formula piena, perché "il fatto non sussiste", era arrivata successivamente, insieme alla sentenza della Corte d’Appello di Genova che dichiarava illegittimo il licenziamento.

Ieri, la Cassazione ha confermato questa decisione, stabilendo un risarcimento di 230 mila euro lordi per il vigile urbano. Una somma che, oltre al riconoscimento economico, rappresenta una rivincita morale per l’uomo.

 

Dettagli dell'inchiesta

Nel corso dell'inchiesta, era emerso che l’uomo, che abitava nello stesso edificio in cui era posta la macchinetta obliteratrice, era spesso in anticipo sull'orario di lavoro. Muraglia, infatti, era anche custode del mercato ortofrutticolo, di cui apriva i cancelli alle 5.30 per poi recarsi in ufficio alle 6. Questo lavoro al mercato veniva svolto in cambio dell'alloggio.

La storia del vigile urbano in t-shirt e mutande è un caso esemplare di come l’apparenza possa ingannare e di come la giustizia possa riportare equilibrio. La sentenza della Cassazione non solo ha restituito dignità e diritti al lavoratore, ma ha anche segnato un precedente importante nella giurisprudenza italiana. Una storia che rimarrà impressa nella memoria collettiva e che ci ricorda l’importanza di guardare oltre le apparenze.