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Italia fuori dall’OMS? La proposta della Lega divide la maggioranza e scatena il dibattito politico

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 24/01/2025

AttualitàGovernoParlamento

La proposta di emendamento presentata da Claudio Borghi, deputato della Lega, al decreto Milleproroghe, che prevede l’uscita dell’Italia dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ha acceso un intenso dibattito politico e istituzionale. L’emendamento, discusso nella Commissione Affari Costituzionali, è stato accompagnato da dichiarazioni infuocate dello stesso Borghi, che ha definito l’OMS "uno stipendificio inutile agli interessi nazionali, un carrozzone che non fa del bene al mondo ma solo ai propri dipendenti". Durante una conferenza stampa a Montecitorio, il leghista era affiancato dal collega di partito Alberto Bagnai, che ha sostenuto la proposta.

Divisioni nella maggioranza: i dubbi di Fratelli d’Italia e Forza Italia

La proposta della Lega non ha raccolto unanimi consensi nemmeno all’interno della maggioranza di governo. Da Fratelli d’Italia, partito di Giorgia Meloni, non sono arrivati commenti ufficiali, ma fonti parlamentari riferiscono che l’emendamento ha lasciato perplessi alcuni esponenti del partito. "Che Trump esca ci sta – è il ragionamento di alcuni – ma andargli dietro così è, nei fatti, lasciare campo libero alla Cina, anche nell’OMS". Per altri, invece, l’organizzazione sovranazionale, pur non priva di criticità, dovrebbe essere riformata dall’interno: "Meglio prendere il toro per le corna e provare a cambiarla, anche perché nessuno di noi ha mai nascosto che abbia fatto errori".

Più netto il no di Forza Italia. Paolo Barelli, capogruppo alla Camera, ha definito la proposta "un passo un po’ troppo azzardato", ribadendo che una decisione di questa portata deve essere discussa dai leader di partito. Ugo Cappellacci, presidente della Commissione Salute della Camera, ha criticato duramente l’emendamento, spiegando che l’uscita dall’OMS rappresenterebbe "un rischio per l’approccio integrato alla salute, fondato sul principio di One Health, che riconosce l’interconnessione tra salute umana, animale e ambientale".

Cappellacci ha sottolineato inoltre l’importanza della cooperazione internazionale in un mondo globalizzato: "Le sfide sanitarie richiedono politiche globali e una collaborazione internazionale coordinata". Allo stesso tempo, ha aperto alla possibilità di migliorare le istituzioni sovranazionali: "Non escludiamo la necessità di rendere gli strumenti più efficaci ed efficienti per rispondere meglio alle emergenze sanitarie".

 

La storia dell’OMS, tra successi e sfide globali

Fondata il 7 aprile 1948, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) è da oltre settant'anni l’autorità guida nella tutela della salute globale. Con sede a Ginevra, in Svizzera, e 194 Stati membri, l’OMS si è affermata come un attore chiave nella promozione della salute, nella prevenzione delle malattie e nella risposta alle emergenze sanitarie.

La nascita dell'OMS: La salute come diritto universale

L'OMS nasce come parte del sistema delle Nazioni Unite, con l'obiettivo ambizioso di garantire "il più alto livello possibile di salute" a tutte le popolazioni. La sua costituzione, firmata da 61 paesi, sancisce un principio rivoluzionario: la salute non è solo l'assenza di malattia, ma uno stato completo di benessere fisico, mentale e sociale.

Fin dagli inizi, l'OMS ha adottato un approccio olistico e inclusivo, cercando di affrontare i determinanti sociali, economici e ambientali della salute. Questa visione è stata il fondamento di campagne epocali contro malattie infettive, politiche di vaccinazione di massa e iniziative per migliorare l’accesso ai servizi sanitari.

 

La struttura dell'OMS: Una rete globale

L'OMS è composta da un'Assemblea Mondiale della Sanità, un Consiglio Esecutivo e un Segretariato. L'Assemblea, che riunisce i rappresentanti di tutti i paesi membri, si tiene annualmente ed è il principale organo decisionale. Il Consiglio Esecutivo, composto da 34 esperti tecnici eletti a rotazione, supervisiona l’attuazione delle decisioni e dei programmi. Infine, il Segretariato, guidato dal Direttore Generale, coordina le attività operative e tecniche.

Oggi, l’OMS opera attraverso sei uffici regionali che coprono Europa, Americhe, Africa, Sud-Est Asiatico, Mediterraneo Orientale e Pacifico Occidentale. Questa struttura decentralizzata permette un'azione più rapida e mirata nei contesti locali.

Le vittorie epocali dell’OMS

La storia dell’OMS è costellata di successi che hanno segnato svolte epocali nella salute globale. Tra questi, spiccano:

  • l'eradicazione del vaiolo

Nel 1980, l'OMS annunciò l'eradicazione del vaiolo, una delle più grandi conquiste della sanità pubblica. Attraverso una massiccia campagna di vaccinazione globale iniziata nel 1967, il vaiolo – che aveva ucciso milioni di persone nei secoli – fu completamente debellato. Questo traguardo dimostrò la capacità dell'umanità di sconfiggere malattie attraverso la cooperazione internazionale.

  • la lotta contro la poliomielite

Dal 1988, l'OMS è alla guida dell'Iniziativa Globale per l'Eradicazione della Poliomielite, che ha ridotto i casi globali di oltre il 99%. Sebbene restino sfide in alcuni paesi, il mondo è oggi molto vicino a debellare questa malattia debilitante.

  • la risposta alle pandemie

L’OMS ha svolto un ruolo cruciale nella gestione di emergenze sanitarie come l’HIV/AIDS, la SARS, l’influenza H1N1 e, più recentemente, la pandemia di COVID-19. Durante quest'ultima crisi, ha coordinato ricerche, pubblicato linee guida e distribuito milioni di dosi di vaccini attraverso il programma COVAX, nonostante critiche sulla lentezza iniziale e sull’equità di distribuzione.

  • il controllo del tabagismo

Nel 2003, l’OMS ha adottato la Convenzione Quadro sul Controllo del Tabacco, il primo trattato internazionale in materia di salute pubblica, che ha contribuito a ridurre drasticamente il consumo di tabacco in molti paesi.

 

Le sfide contemporanee

Nonostante i successi, l'OMS continua ad affrontare sfide formidabili, molte delle quali richiedono interventi urgenti e coordinati.

  • La crisi dell’HIV/AIDS

L’HIV/AIDS rappresenta una delle sfide più complesse e persistenti per l’OMS. Sebbene i trattamenti antiretrovirali abbiano trasformato la malattia da una condanna a morte a una condizione gestibile, l’epidemia continua a colpire milioni di persone, soprattutto nei paesi a basso e medio reddito. Il problema è aggravato dalla mancanza di accesso ai farmaci, dalla stigmatizzazione sociale e dalla carenza di prevenzione nei gruppi più vulnerabili. La lotta all'HIV/AIDS è un campo in cui l'OMS si trova a bilanciare interventi sanitari, educazione e politiche per ridurre le disuguaglianze.

  • Le malattie non trasmissibili

Di pari passo con l'invecchiamento della popolazione e i cambiamenti nello stile di vita, le malattie non trasmissibili come il diabete, le malattie cardiovascolari e il cancro rappresentano un'enorme sfida per i sistemi sanitari globali. L’OMS sta spingendo per politiche preventive, ma la complessità di questi problemi richiede sforzi multilaterali.

  • I cambiamenti climatici

Le conseguenze del cambiamento climatico, come l'aumento della diffusione di malattie tropicali in nuove regioni, pongono ulteriori difficoltà. Malattie come la malaria e il dengue stanno espandendo il loro raggio d'azione, creando nuove pressioni sui sistemi sanitari.

 

Politicizzazione e risorse finanziarie

L'OMS opera in un contesto sempre più politicizzato. La dipendenza dai finanziamenti volontari, che rappresentano oltre l'80% del suo budget, spesso limita la sua indipendenza. Donatori privati e grandi economie come Stati Uniti e Cina influenzano pesantemente le sue priorità operative.

 

La crisi con gli Stati Uniti: Trump e il disimpegno americano

Un momento di forte tensione per l'OMS è stato durante la presidenza di Donald Trump, quando gli Stati Uniti, il principale finanziatore dell’organizzazione, hanno annunciato nel 2020 il loro ritiro dall’OMS e il taglio dei fondi. Trump ha accusato l’organizzazione di essere "troppo vicina alla Cina" e di aver gestito male l’inizio della pandemia di COVID-19.

Questo disimpegno scatenò un’ondata di critiche da parte della comunità internazionale, che vede nell'OMS un’istituzione essenziale per affrontare emergenze globali. Sebbene gli Stati Uniti abbiano poi riaderito sotto l’amministrazione di Joe Biden, l’episodio ha evidenziato la vulnerabilità dell’organizzazione di fronte alle pressioni geopolitiche.

Ed oggi, l’America nuovamente sotto la guida di Trump ci riprova, ha infatti ha avviato le pratiche per il ritiro del paese dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Trump ha motivato la sua decisione sostenendo che la quota con cui gli Stati Uniti contribuiscono al funzionamento dell’OMS sia troppo alta. Il governo statunitense copre circa il 20 per cento del budget annuale dell’organizzazione, con circa 110 milioni di dollari l’anno di contributi obbligatori e 1,1 miliardi di donazioni volontarie solo fra il 2022 e il 2023.

Fra le ragioni del ritiro Trump ha citato anche «la cattiva gestione della pandemia da Covid-19» e «la mancata adozione di riforme necessarie nel funzionamento dell’organizzazione», senza fornire ulteriori dettagli.