Allarme NurSind: mancano oltre 600 OSS, infermieri costretti a mansioni non loro
NurSind lancia l’allarme: "Meno della metà degli operatori necessari. L’Azienda ignora il problema"
Arezzo, 12 aprile 2025 – È una situazione sempre più insostenibile quella che si registra nei presidi sanitari dell’Asl Toscana Sud-Est, dove alla cronica carenza di personale socio-sanitario si somma il silenzio, altrettanto preoccupante, da parte dell’Azienda. Il sindacato delle professioni infermieristiche NurSind denuncia con forza una realtà che, dati alla mano, si traduce in un progressivo e sistematico demansionamento degli infermieri, costretti a svolgere mansioni non di propria competenza, come rifare i letti o servire i pasti ai pazienti.
Secondo quanto riferito dai segretari territoriali NurSind di Arezzo (Claudio Cullurà), Siena (Danilo Malatesta) e Grosseto (Valentina Galesi), a fronte di un fabbisogno di circa 1.300 operatori socio-sanitari (OSS), nei reparti ospedalieri e nei servizi territoriali risultano oggi in servizio appena 900 unità, lo stesso numero che si registrava prima della pandemia. Ma il dato è ancora più allarmante se si considera che circa un terzo di questi OSS ha limitazioni fisiche o prescrizioni sanitarie che ne impediscono l’impiego nelle mansioni più gravose, come il lavoro notturno o il sollevamento di pazienti. Il risultato? Gli operatori effettivamente disponibili e pienamente operativi si riducono a circa 600, meno della metà del necessario.
Eppure, evidenzia NurSind, la normativa regionale stabilisce un rapporto preciso: un OSS ogni tre infermieri. Con un organico infermieristico che conta 3.800 unità nella Asl Toscana Sud-Est, l’organico degli OSS dovrebbe raggiungere appunto quota 1.300. Ma questo parametro non viene rispettato, anzi: nel recente piano aziendale dei fabbisogni, la figura dell’operatore socio-sanitario non è stata neppure menzionata, come se la questione non esistesse.
Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti, e si fanno sentire soprattutto nei turni più critici, come quelli festivi o notturni. Emblematico il caso dell’ospedale del Casentino, dove gli infermieri si ritrovano a distribuire i pasti o a rifare i letti, compiti che dovrebbero rientrare nelle competenze degli OSS. Ma le segnalazioni arrivano anche da altri territori: il Valdarno, l’area grossetana, e perfino reparti ad alta complessità come la terapia intensiva cardiologica e pneumologica.
“È una situazione inaccettabile – dichiarano Cullurà, Malatesta e Galesi –. Gli infermieri stanno pagando un prezzo altissimo per una cattiva programmazione e un’incapacità gestionale che si trascina da anni. Gli OSS che vanno in pensione non vengono sostituiti, e chi rimane si trova schiacciato da carichi di lavoro insostenibili. È ora che l’Azienda si assuma le proprie responsabilità e dia risposte concrete”.
Il NurSind chiede dunque che venga dato immediato seguito alla proroga della graduatoria degli OSS deliberata dal Consiglio regionale, e che si proceda con assunzioni mirate per colmare i vuoti negli organici. Perché senza un adeguato supporto socio-sanitario, la qualità dell’assistenza rischia di crollare, e con essa la dignità stessa del lavoro degli infermieri.