Furbetti ai concorsi: a Sassari impari a beccarli
Sfogliavo il giornale locale stamattina e leggevo velocemente gli aggiornamenti sulle notizie più calde del momento in regione Sardegna. La crisi dei trasporti che rende l'isola sempre più isolata; i guai legati alla riforma della rete ospedaliera che non parte, non già a causa della bontà o meno del progetto, quanto per le lotte interne alla maggioranza di governo e in particolare alle varie anime del PD, sai che novità. E così pagina dopo pagina, alla ricerca di qualche buona o bella notizia che non fosse solo un bel concerto, come quello previsto per stasera di una band tributo ai Beatles. E via così fino a quelle pagine riservate all'agenda appunto, quella degli appuntamenti dove si annovera tra l'altro la proiezione di un documentario sulla vicenda del Moby Prince. Una lettura più o meno distratta finchè qualcosa non attrae la mia attenzione e mi costringe all'approfondimento. C'è una di quelle foto che nel mondo dell'infermieristica compare molto spesso di questi tempi; una foto di quelle che normalmente accompagnano le notizie relative ai concorsi per quattro o cinque posti da infermiere cui si presentano regolarmente in dieci, dodici mila persone.
Si è svolto un concorso in Sardegna e non ne sapevo niente, mi sono chiesto? Devo capirne di più anche perchè con la coda dell'occhio mi accorgo che nel titolo appare una parola che sembra rimandare al mio mondo: "test".
Devo approfondire.
Così apro per bene il giornale e scopro che effettivamente la foto rappresenta una prova concorsuale delle tante note ma che non c'è nessun concorso in Sardegna svolto o in svolgimento tanto più per infermieri.
Il titolo del pezzo è devastante: Test day, a scuola per capire se il concorso è tutto un bluff.
Rimango sbalordito, non capisco, cosa vuol dire?
Mi addentro nella lettura e arrivo alla fine del pezzo totalmente sconvolto da un lato e in preda ad una crisi di nervi dall'altro.
Per farvela breve, è organizzata a Sassari una simulazione e orientamento per la prova di ammissione ai test medico-sanitari e fino qui niente di nuovo direte voi; alcune segreterie ipasvi si adoperano per fare altrettanto. Ma il test day in questione, ha qualcosa di più, insegna e prepara a qualcosa in più. La simulazione è organizzata dall’azienda sarda di social e-learning Wau, specializzata nella preparazione degli studenti agli esami di accesso per i corsi di studio medico-sanitari – si legge su La Nuova Sardegna. E l’evento è organizzato apposta “per mettere tutti in guardia da quelle piccole e grandi avvisaglie di qualcosa che non quadra, grazie al maestro dello smascheramento Francesco Leone, avvocato amministrativo assurto agli onori delle cronache per essersi occupato dei ricorsi seguiti alle presunte irregolarità dei test d’ingresso ai Dipartimenti di Medicina”. Un’immersione nella simulazione di un test, certamente, con la guida dell’avvocato Leone che aiuterà gli studenti a “riconoscere quei segnali inconfutabili del fatto che intorno a voi, magari nel banco affianco, stia accadendo qualcosa di strano”. Capire se sono presenti cellulari, capire se qualcuno li stia usando, se vi sono elaborati anonimi e tutto quanto c’è da sapere per tutelare i propri diritti, posto che “alla base di tutto vi deve essere una base adeguata di conoscenze” conclude Leone.
E meno male mi viene da urlare alla fine dell’articolo.
Il tutto con il patrocinio dell’Università degli Studi di Sassari
Ora, non si discute sul fatto che chiunque venda un servizio come questo abbia fatto la sua ricerca di mercato, per capire il potenziale della domanda. Ma in questo caso, pare evidente che l’indagine in questione nasca e origini dalle falle, dalle storture e dai crimini commessi da organizzatori e partecipanti ai concorsi. Se esistono società che possono permettersi di vendere un catalogo di astuzie e conoscenze utili a smascherare delinquenti e furbetti del banco accanto, significa che la casistica è davvero elevata e significa che quand’anche non vi siano ricorsi e sentenze, si potrebbe dubitare di ogni singola prova d’esame finora sostenuta i Italia in ogni dove e in ogni quando. E il fatto che l’Università fornisca il patrocinio ad un corso del genere, mi appare come il certificato di garanzia non tanto sulla “qualità” della simulazione, quanto sulla certezza che i concorsi siano qualcosa di losco a prescindere, soprattutto quando ad organizzarli sono le università stesse. Se devo imparare a capire se ci sono telefonini in giro e collegamenti ad internet, devo presupporre che il sistema abbia fallito già prima di cominciare, ai controlli in ingresso. Se posso imparare a capire se stiano girando test attribuibili in seguito a qualche fortunato, devo pensare che vi sia un livello di corruttela che supera le garanzie sbandierate normalmente in sede di palasport. Da questo punto di vista a Nuoro hanno fatto le cose per bene, ancora prima di cominciare tanto per non destare sospetti. Peccato che siano stati beccati con due procedimenti che hanno dapprima smascherato il passaggio delle domande del test di preselezione ad alcuni partecipanti e poi, ad opera del Tar annullato la graduatoria definitiva dello stesso concorso per infermieri dopo un anno dall’assegnazione dei posti ai vincitori e chiamate in servizio a tutti quelli in graduatoria, per presunte irregolarità nella costituzione della commissione esaminatrice. E non c’è quindi da meravigliarsi se tutto finisce a carte e quarantotto come a Roma e Torino, ancora prima che si cominci.
Quello che mi sconvolge è che oggi, la truffa concorsuale ha evidentemente anche un mercato “della difesa personale” che si vende in corsi di formazione appositi.
La garanzia di un procedimento corretto, ove solo la preparazione personale, la propria abilità e capacità siano le uniche risorse cui ognuno dovrebbe attingere, continua ad essere una chimera. Varrebbe la pena allora di prendere in seria considerazione il sistema americano. Un sistema dove la raccomandazione è il biglietto da visita principale perché chi la firma, non fa che aumentare il prestigio del suo istituto e della sua fama e non rischierebbe mai di raccomandare qualcuno che non sia effettivamente adatto a ricoprire l’incarico per cui il candidato si presenta.
Insomma se oltre a studiare e a farsi un mazzo tanto, i giovani colleghi disoccupati sono anche costretti a comprare conoscenze per acquisire abilità atte a stanare qualche fottitura in sede concorsuale, significa che il sistema dei concorsi è fallito, completamente fallito e che bisogna presto escogitare qualcosa di nuovo, posto che le vicende di mani pulite non hanno scosso le coscienze di questo paese, anzi, lasciandoci in eredità solo oblio e miseria.
Andrea Tirotto