Nursind in sciopero, adesione 80 per cento: se Governo non ci ascolta la protesta andrà avanti.
Roma, 28 gennaio - Un prelievo di sangue. Gli infermieri, insieme alle ostetriche, hanno deciso di inscenare in piazza quanto si siano svenati e dissanguati in questi 24 mesi di pandemia, lavorando sempre con abnegazione senza ricevere i dovuti riconoscimenti economici e professionali. Hanno messo a rischio le proprie vite pur di non sottarsi al loro dovere di assistere i malati, nella totale indifferenza del Governo.
Si è svolta oggi la protesta della categoria che ha aderito allo sciopero di 24 ore proclamato dal Nursind. Secondo le prime stime del sindacato, l’adesione è già tra il 70 e l’80 per cento, al netto del personale contingentato.
I professionisti, in piazza da Nord a Sud Italia, in tutti i capoluoghi di regione, hanno scelto la Capitale per la manifestazione nazionale e per rilanciare le loro istanze al Governo, colpevole di una imperdonabile superficialità. “Il no di Mef e Funzione pubblica agli emendamenti in manovra che puntavano all’erogazione anticipata dell’indennità di specificità, svincolandola dal contratto, è stato solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso - ha spiegato il segretario nazionale Nursind Andrea Bottega -. Si trattava di una misura a costo zero, dal momento che i fondi erano già stati stanziati nella legge di Bilancio dello scorso anno, eppure l’esecutivo si è voltato dall’altra parte. Una mancanza di responsabilità di cui, purtroppo, a pagare le conseguenze non sono solo gli infermieri, ma l’intera cittadinanza”.
“Evidentemente dalla pandemia non tutti abbiamo imparato la lezione - ha sottolineato il sindacato -. Di sicuro non le istituzioni. Altrimenti non saremmo qui a dover spiegare l’ovvio e cioè che siamo strutturalmente sotto organico: già prima era difficile, ora con il Covid garantire i servizi è diventato quasi impossibile”.
Una delegazione Nursind, dopo la manifestazione, è stata ricevuta alla Funzione Pubblica: “Il ministro Brunetta si è opposto all’erogazione della nostra indennità, dietro il paravento di una imminente chiusura del contratto di comparto, fingendo di ignorare che i tempi per vedere un piccolo aumento in busta paga non coincidono certo con la firma di una pre-intesa - ha evidenziato Bottega -. Ora tocca a lui farsi portavoce col Governo e col ministro Speranza della nostra richiesta di una redistribuzione delle risorse del Fondo sanitario. Arrivati a questo punto, infatti, l’indennità va raddoppiata. I 75 euro lordi, che dovevamo ricevere un anno fa, ora non bastano più. E se non ci daranno un riscontro, il prossimo mese saranno almeno due le giornate di sciopero”.
Ma non c’è solo una questione economica tra le ragioni della protesta: “Adesso gli infermieri - ha incalzato Stefano Barone, segretario Nursind Roma - pretendono che si ponga fine al vincolo di esclusività di rapporto, oltre a una piena valorizzazione della professione”: “Le competenze vanno ampliate secondo il livello di studio e aggiornate al grado di formazione universitaria; servono più posti nelle università, ma anche più infermieri docenti proprio per garantire una formazione di qualità. Inoltre, è arrivato il momento di riconoscere la malattia professionale e la nostra attività come usurante, visto che, nonostante i gravosi carichi di lavoro, le norme ancora latitano”.
Nulla è stato fatto, inoltre per “porre fine alle aggressioni fisiche e verbali di cui continuiamo ad essere le principali vittime. Il Governo - ha concluso Bottega - ci deve delle risposte subito se vuole almeno tentare di fermare l’emorragia continua di infermieri. Perché proprio di questo si tratta. Non si riesce, infatti, nemmeno a mantenere in servizio i pochi rimasti, molti dei quali si stanno licenziando, mentre i giovani, spaventati dai carichi di lavoro e da stipendi ben al di sotto della media Ue, migrano sempre più spesso all’estero”.