Aggressioni, Bottega: aziende sanitarie garantiscano sicurezza. Contratto? Occasione persa
Domani, 12 marzo 2025, l'Italia celebra la Giornata Nazionale di Educazione e Prevenzione contro la Violenza nei confronti degli Operatori Sanitari e Socio-Sanitari, un momento di riflessione su un fenomeno drammaticamente in crescita. Proprio in questo contesto si inserisce una sentenza storica, che potrebbe rappresentare un punto di svolta nella tutela degli infermieri e dei professionisti della salute: per la prima volta in Italia, un tribunale ha condannato un'azienda sanitaria a risarcire un'infermiera vittima di un’aggressione sul posto di lavoro.
La sentenza, emessa dalla Corte d’Appello di Ancona, ha riconosciuto la responsabilità dell’azienda sanitaria per non aver attuato le misure di sicurezza necessarie a prevenire episodi di violenza, condannandola a risarcire l’infermiera con 22mila euro. L’aggressione risale al 2017 ed è avvenuta presso il Pronto Soccorso dell’Ospedale di Ascoli Piceno, quando una paziente, in attesa di assistenza, ha aggredito violentemente la professionista.
"Questa sentenza rappresenta un passaggio fondamentale nella tutela degli operatori sanitari", ha dichiarato Andrea Bottega, segretario nazionale del NurSind, il sindacato delle professioni infermieristiche che ha patrocinato la causa. "Finalmente si riconosce la responsabilità delle aziende sanitarie nel garantire un ambiente di lavoro sicuro per il personale. Le strutture sanitarie devono mettere in atto tutte le raccomandazioni ministeriali necessarie a proteggere chi opera quotidianamente per la salute dei cittadini. Mi auguro che questa decisione sia un monito per tutte le direzioni generali e per le aziende sanitarie, affinché adottino misure efficaci per prevenire le aggressioni e tutelare chi lavora in prima linea."
Bottega ha poi aggiunto: "Purtroppo, il mancato rinnovo del contratto collettivo nazionale del comparto sanità è stata un’occasione persa; prevedeva infatti misure più incisive a tutela degli operatori sanitari. È fondamentale che la sicurezza dei lavoratori diventi una priorità assoluta, non solo nelle dichiarazioni di principio, ma anche nei fatti."
Questa sentenza non è solo una vittoria per l’infermiera coinvolta, ma un precedente importante che potrebbe spingere altre vittime di aggressioni a far valere i propri diritti. Soprattutto, rappresenta un forte monito per tutte le aziende sanitarie italiane affinché adottino misure concrete per garantire ambienti di lavoro sicuri.
Secondo i dati forniti dal Ministero della Salute, il 70% degli operatori sanitari ha subito almeno un episodio di violenza fisica o verbale nel corso della propria carriera, con particolare incidenza nei reparti di emergenza-urgenza e nelle strutture psichiatriche. Un fenomeno che non accenna a diminuire, nonostante le disposizioni normative e le raccomandazioni ministeriali in materia di sicurezza.
La Giornata Nazionale contro la Violenza sugli Operatori Sanitari assume quindi un significato ancora più rilevante: è necessario che la politica, le istituzioni e i datori di lavoro prendano coscienza della gravità della situazione e si impegnino attivamente per porre fine a questa emergenza. L’auspicio di NurSind e di tutti gli operatori sanitari è che la sentenza di Ancona sia solo il primo passo verso una maggiore tutela e sicurezza per chi, ogni giorno, lavora per la salute dei cittadini.