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Strage Blangladesch. Gianni e Claudia Boschetti, due persone fuori dal comune. Il ricordo del Prof. Paolo Morselli

Giuseppe Provinzanodi
Giuseppe Provinzano
Pubblicato il: 03/07/2016

Estero

Claudia Maria D'Antona, è tra le nove vittime italiane accertate dell'attentato all'Holey Artisa Cafè di Dacca. Laureata in legge all'università di Torino, era managing director della Fedo Trading Ltd, di cui il marito era partner, ed era volontaria della Croce Verde. Come paramedico era stata presente nel 1980-1981 in Irpinia all'indomani del terremoto e durante l'incendio del cinema Statuto di Torino nel 1983. 

Claudia Maria D'Antona,  moglie dell'unico sopravvissuto Gian Galeazzo Boschetti, salvatosi perché era uscito nel giardino per rispondere a una telefonata. La coppia viveva da vent'anni in Bangladesh.

"Quando abbiamo iniziato a operare a Dacca in Bangladesh, nel 1988, da quelle parti per noi non c’era niente. La nostra équipe medica aveva un contatto il Dhaka Medical College Hospital e nulla più. Avevamo bisogno di tutto. E tutto, i Boschetti, ci offrirono tutto".

Il professor Paolo Morselli, chirurgo bolognese, è il fondatore della ‘Interethnos Interplast Italy’, un’organizzazione di volontariato in chirurgia plastica ricostruttiva, senza scopi di lucro, costituita da chirurghi plastici, anestesisti, infermieri e altri volontari non sanitari provenienti da tutta Italia. Parla piano, Morselli. La sua voce è rotta. L’umore distrutto da quando nei racconti del terrore dell’attentato al ristorante di Dacca ha riconosciuto i suoi due mentori e amici: Gianni Boschetti, l’unico italiano sopravvissuto, e Claudia D’Antona, sua moglie, che il fanatismo religioso invece si è portata via.

 

Prof. Morselli, come conobbe Gianni e Claudia Boschetti?

"Furono loro a contattarci. "Gianni mi chiamò per la prima volta vent'anni fa, iniziammo a collaborare nel 1988. Ricordo ancora la sorpresa che provai quel giorno. Pensai: ma davvero vogliono aiutarci, ospitarci senza farci spendere nulla? Sembrava a tutti troppo bello. Poi con gli anni capimmo che Gianni e Claudia erano due persone fuori dal comune, e che con loro ogni cosa diventava possibile. Vennero a sapere della nostra attività umanitaria a Dacca e ci scrissero per dirci, semplicemente e in un modo bellissimo: ‘Noi siamo qui, viviamo qui. Purtroppo non possiamo fare molto altro che mettervi a disposizione la nostra casa’. E lo hanno fatto per vent’anni".

Un aiuto importante?

"Preziosissimo. Per intere settimane, ogni due anni, l’intera équipe è stata ospitata da Gianni e Claudia e dai loro amici. Ci hanno accuditi, dato da mangiare e da dormire, accompagnati ogni giorno in ospedale. Hanno perfino sempre gestito loro lo sdoganamento dei nostri strumenti chirugici. Sdoganare 500 kg di materiale sanitario non è cosa facile ma loro ci riuscivano. Risolvevano problemi che per noi sarebbero stati insormontabili. Claudia, poi, era una donna con una forza e un entusiasmo incredibili. A noi sembrava sempre troppo, ci sentivamo in debito, non sapevamo come ricambiare, se non con la nostra riconoscenza. Claudia si spendeva in prima persona, anche in sala operatoria, facendo tutto quello che poteva per facilitarci il lavoro. Tutto sempre a spese loro. Cose che per noi avevano rappresentato, per anni, gli ostacoli più duri da superare. Posso assicurarle che tutto ciò che di buono abbiamo fatto in Bangladesh è stato possibile per merito loro".

È nata anche un’amicizia?

"Dopo vent’anni li consideriamo molto più che amici. Ci hanno cambiato la vita. Fanno parte delle nostre famiglie quando vengono in Italia e non facciamo parte della loro quando gli invadiamo casa, a Dacca".

Ha sentito il signor Boschetti?

Segue una lunga pausa. "Sì, l’ho sentito. E’ distrutto".

Ha pensato, in tutti questi anni, che Dacca potesse essere una città pericolosa?

"Sinceramente no. Ma quando un medico sceglie di andare in un posto del genere, difficilmente pensa ai pericoli. Così, perlomeno, era molti anni fa. Oggi è diverso, il nostro lavoro è diverso. Le cose sono cambiate per tutti. Siamo bersagli. Prede preziose".

Tornerete a Dacca?

"È una domanda inopportuna oggi. E inopportuna sarebbe la risposta. Siamo distrutti dal dolore per Claudia".

 

Fonte: ilrestodelcarlino/bologna