Assolto Emiliano Boi: “Io considerato nemico numero 1, rifarei tutto. Gli infermieri hanno il dovere di tutelare la saluteâ€
Emiliano Boi, infermiere maresciallo, è stato Assolto dal Tribunale di Verona.
La sua odissea, fatta di ripercussioni, specie sulla sua carriera rimasta in stallo, è finita.
Tutto era cominciato quando, resosi conto della pericolosità dell’acqua prodotta a bordo della nave Duilio, potenzialmente cancerogena, aveva con coraggio e responsabilità denunciato il fatto, con segnalazioni scritte e verbali, alle quali nessuno aveva dato seguito.
“Ho iniziato a segnalare l'esistenza di un rischio sanitario connesso all'utilizzo delle acque di bordo nel 2011, quando, imbarcato in qualità di infermiere su Nave Caio Duilio, mi accorsi che il laboratorio analisi del Dipartimento militare di medicina legale di La Spezia non aveva mai effettuato i controlli completi previsti dalla legge, indispensabili per stabilirne la salubrità, quindi l'idoneità al consumo umano- racconta Boi - pretesi dal Comandante della nave l’esecuzione degli esami completi presso una struttura esterna ed accreditata presso ACCREDIA (l'Ente Unico nazionale di accreditamento designato dal Governo Italiano).
Il risultato non tardò ad arrivare: l'ARPAL (Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente Ligure), a cui straordinariamente furono affidate le analisi, si espresse con un giudizio di non idoneità al consumo umano, per presenza di trialometani ed idrocarburi, sostanze notoriamente tossiche e potenzialmente cancerogene che, insieme a numerosi altri parametri chimici stabiliti dalla legge, il laboratorio analisi militare di La Spezia non aveva mai ricercato”.
Di quanto scoperto, Emiliano decide di farne comunicazione a Luca Marco Comellini, segretario del Partito per la tutela dei diritti dei militari e della polizia.
La carriera dell’infermiere maresciallo, va in stallo e vine accusato di rivelazione di messaggi riservati - Pur ricoprendo da allora un posto non previsto dalle tabelle ordinative organiche, senza un incarico ufficiale, ho continuato a segnalare per iscritto e verbalmente la problematica, nella speranza di poter tutelare la salute dei militari imbarcati, purtroppo senza riuscirci - dichiara Emiliano.
Oggi, Emiliano è stato assolto, dopo 7 anni dall’inizio di una lunga battaglia, fatta con coraggio ed abnegazione.
L’assoluzione non è stata a formula piena, il Tribunale di Verona ha infatti applicato l’articolo 131 bis del codice penale “per speciale tenuità del fatto”, per questo l’avvocato Giorgio Carta, impugnerà la sentenza, chiedendone l’assoluzione piena.
E’ un atto dovuto all’onestà di Emiliano Boi, ad un infermiere che ha lottato contro tutti, esponendosi in prima persona, per tutelare la salute collettiva.
La sua dichiarazione finale non lascia dubbi su quanto Emiliano debba essere di esempio per tutti noi che operiamo in sanità, e per tutti quelli che non hanno il coraggio di invertire la rotta, il coraggio di cambiare, si lottare, per chi il senso di giustizia e di onestà lo ha perso e gira le spalle alla Responsabilità.
“In questi anni so di non essere rimasto in silenzio. So di non aver gettato la spugna e di non essermi lasciato intimorire, nemmeno quando, subito dopo la pubblicazione dell'articolo di Comellini, da Roma il personale di Palazzo Marina mi contattò telefonicamente per informarmi del fatto che nel 2013 ero stato sbarcato da Nave Caio Duilio su esplicita richiesta del comandante e che presso l'Ispettorato di sanità della Marina militare e presso l'organo di impiego (Maripers) ero considerato il “capretto da sgozzare a Pasqua, il nemico numero 1” a causa delle mie ripetute segnalazioni sulle acque ed altre segnalazioni che, evidentemente, non erano gradite.
Sono convinto che la scelta di impiegarmi, ormai da 5 anni, in un posto extra-tabellare privo di incarico ufficiale, non abbia leso me; ha leso, semmai, il diritto alla salute di tanti militari che per troppi anni, nei quali io ho continuato a segnalare, purtroppo hanno continuato ad utilizzare e bere acqua non opportunamente analizzata e, come si evince anche dalle notizie riportate dai media, spesso contaminata.
Se oggi mi venisse chiesto: “potendo ritornare indietro, invieresti di nuovo quei messaggi non classificati a Luca Marco Comellini?”
Non ho alcun dubbio, pur dovendone pagare le conseguenze risponderei “assolutamente si”. Sono convinto che chi esercita una professione sanitaria, come me, che sono infermiere, ed intende esercitarla in scienza e coscienza, abbia una grande responsabilità, quella di voler realmente tutelare la salute umana.
Da Infermiera non posso che dirti “Grazie Emiliano”
da Il Secolo XIX