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DEP 2025, NurSind dice no: Sistema di punteggi ingiusto, penalizza chi è fermo da anni

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 21/11/2025

MarcheNurSind dal territorio

Nel confronto sui Differenziali Economici di Professionalità (DEP) 2025, il clima al tavolo tra sindacati e Inrca si è irrigidito. NurSind ha scelto di non firmare l’accordo, accusando l’Azienda di aver abbandonato l’idea di correttivi pensati per tutelare i lavoratori bloccati da troppo tempo sullo stesso differenziale economico.

A spiegare la posizione del sindacato è Leonardo Pizzolante, dirigente NurSind Marche, che parla di una marcia indietro inspiegabile da parte aziendale. “La nostra posizione per difendere chi è fermo da troppi anni è sempre stata chiara” afferma. “Avevamo chiesto una maggiore ponderazione dei punteggi legati all’anzianità di permanenza. Una scelta logica, condivisa per mesi anche dall’Azienda, che aveva perfino preparato una bozza migliorativa”.

Secondo NurSind, però, tutto sarebbe cambiato in autunno. L’Amministrazione ha comunicato che non avrebbe modificato i criteri del 2024. Una virata che ha spiazzato il sindacato. “Il sistema di punteggi rimane ancora poco orientato verso la valorizzazione dei dipendenti con il maggior numero di anni di permanenza nello stesso differenziale economico” sottolinea Pizzolante. “In altre parole non si premiano i colleghi più fermi e bloccati da anni. Si ricalcano meccanismi che lasciano indietro sempre gli stessi”.

Per NurSind la conseguenza è chiara: una nuova esclusione per molti professionisti che da tempo aspettano di avanzare. “Senza una rimodulazione dei punteggi non possiamo condividere un accordo che continua a ignorare i lavoratori più fragili dal punto di vista economico e professionale” aggiunge Pizzolante.

Il risultato, secondo il sindacato, è un 2025 che replica le stesse criticità del passato. “Tanti colleghi resteranno fermi anche quest’anno. È un esito che non possiamo accettare come normale” dichiara il dirigente. NurSind accusa inoltre alcune sigle di aver accettato i vecchi criteri nonostante mesi di confronti che sembravano andare in tutt’altra direzione.

La linea del sindacato rimane immutata. “Gli accordi devono riequilibrare, non aumentare le distanze. Il nostro no non è un rifiuto sterile. È un atto di coerenza verso i colleghi che più hanno bisogno di essere sostenuti” conclude Pizzolante. Una posizione che il sindacato considera identitaria, fondata sulla difesa di chi vive il maggiore disagio economico e professionale.